Si è riunito il Consiglio Comunale di Lipari, l'ordine del giorno più importante, il depuratore a Canneto dentro, Mozione presentata dal Consigliere Pietro Lo Cascio (La Sinistra Eoliana).
Non voglio aggiungere altro, anche perché la lettura sarà lunga ma, molto interessante.
Di Seguito: 1) sintesi Intervento del Consigliere Lo Cascio (Parola a chi ha presentato Mozione).
2) Mozione
3) Video/Audio, Lettura modifica Mozione da parte del Presidente del Consiglio Comunale. Geom. Adolfo Sabatini
4) Video, dichiarazione di voto e Votazione.
1)
sintesi intervento consigliere Lo Cascio - seduta 9 luglio 2013
Questa
umiliante vicenda del depuratore di Canneto Dentro è segnata da una lunga serie
di luoghi comuni.
Uno
è stato rievocato spesso in questi giorni: lo “spirito di sacrificio” che gli amministratori del tempo avrebbero
dimostrato scegliendo di localizzare l’impianto di pretrattamento in via
Falcone e Borsellino. Ma si può spacciare per sacrificio una scelta cialtrona,
miope e arrogante? Quella scelta fu la migliore prova di come una classe
politica incapace gestisse il nostro paese; cosa abbiamo imparato da quell’esperienza,
se oggi – facendo finta di subirlo – consentiamo una vasca di sollevamento
liquami nel litorale di Canneto?
“È indispensabile dotarci di un impianto di
depurazione moderno ed efficiente”: lo dimostra il recente sequestro
giudiziario dell’impianto di pretrattamento. Ma chi può non volerlo? Il
problema, semmai, è essere davvero certi che la gestione dell’“emergenza” porti
risultati concreti, e in quali tempi:
1) la ditta che ha vinto la gara (Sigenco) sarebbe fallita e dopo 6 mesi il commissario Pelaggi ha assegnato la gara alla seconda (Oliva). In realtà, la Sigenco ha avviato un concordato, e il ramo aziendale dei lavori pubblici è stato rilevato dal gruppo Ricciardello di Messina. A fronte delle dotazioni dell’appalto, è difficile credere che Ricciardello stia a guardare e non tenti un ricorso, bloccando le procedure per la costruzione del nuovo depuratore;
2)
dato che il progetto e la sua localizzazione costituiscono a tutti gli effetti
una variante alle previsioni dello strumento urbanistico, ricordo che la legge
assegna al consiglio comunale l’esclusiva facoltà di avallare simili scelte. In
assenza di un qualsiasi pronunciamento del consiglio, chi è destinato a subire
un esproprio avrà gioco facile ad avviare un ricorso, e i ricorsi saranno numerosi.
Per quanto tempo la nostra comunità resterà in bilico tra un impianto di
pretrattamento sotto sequestro e un nuovo depuratore bloccato da battaglie
legali?
“Non ci sono alternative alla localizzazione
a Canneto Dentro”. Questa è la menzogna più clamorosa sulla quale è stata
imbastita l’intera vicenda della gestione emergenziale e del progetto della
Sogesid. Ho ricevuto dall’ing. Cavallaro una lettera dove tutte le motivazioni della
presunta impossibilità di realizzare un depuratore nell’area di Pignataro
vengono smentite. Ne riprendo i passaggi salienti:
1)
per il vincolo di inedificabilità entro 150 m dal mare, tali impianti
beneficiano di una deroga;
2)
per il vincolo paesaggistico (area TO1 del PTP), vale il medesimo concetto;
3)
per la presenza di Siti Natura 2000 (SIC e ZPS), basta dotare il progetto di
una valutazione di incidenza ambientale che dimostri l’assenza di impatto su
habitat e specie di interesse comunitario o, se questo dovesse verificarsi, che
ne preveda la mitigazione;
4)
la localizzazione in aree ad alta pericolosità (P4) o ad alto rischio (R3) del
PAI: ciò è fuori dalla logica con cui vengono redatti i PAI, il cui obiettivo è
individuare gli interventi per mitigare i rischi a scala di piano e
fornire strumenti di lettura per l’esame
di fattibilità di singoli progetti; in zona P4 l’intervento è fattibile previa
verifica della compatibilità geomorfologica (lo stesso PAI fornisce linee guida
per tale verifica), mentre in zona R3 deve prevedere opere per la mitigazione
del rischio, che sono state previste dalla Lotti.
L’intervento
di bonifica del pendio interessato dalle opere in sotterraneo, secondo quanto
afferma l’ing. Cavallaro, ha costi abbastanza contenuti. Del resto, quando si
sostiene che i costi di un’opera simile sarebbero esorbitanti, è opportuno
notare che il progetto che si era aggiudicato la gara li aveva già previsti anche
con una dotazione finanziaria decisamente inferiore a quella attuale. Non è
superfluo infine osservare che tutti i motivi ostativi del PAI stridono con
l’esistenza di una trafficata strada provinciale (con relativa galleria), di un
porto, di un albergo e di una capitaneria.
Inoltre,
è evidente che l’“alternativa” proposta dalla Sogesid non sia immune da rischi
legati al dissesto idrogeologico: a Canneto Dentro si prevede uno sbancamento
di circa 100 mila metri cubi (un’immane trasformazione della morfologia di una
valle) che andrebbero poi trasferiti alla ex discarica di Lami (non si capisce
perché e con quale autorità, dato che il sindaco ha annunciato in consiglio la
definizione degli interventi propedeutici all’attivazione della sua bonifica).
Sostanzialmente
il progetto della Sogesid non poteva costituire un plagio di quello della
Lotti, ed è per questo che qualcuno ha deciso di localizzarlo a Canneto Dentro.
“Ormai è tardi, la gara è già stata
aggiudicata”. Ciò in effetti è avvenuto nel novembre 2012, più di otto mesi
fa. Ma ricordo a tutti che un’altra gara, quella del “ciclo dell’acqua”, era
stata regolarmente appaltata e vinta nel 2000 dall’ATI Lotti, che se l’è vista
scippare nel 2002 quando il commissario-sindaco Bruno affidò la progettazione
alla Sogesid. Lo stesso commissario-sindaco dichiarò che l’affidamento “era
stato concordato con il ministero dell’Ambiente a causa della non validità del
progetto nel conseguire gli obiettivi propri di un ciclo integrato dell’acqua”
(cito l’interrogazione parlamentare dell’on. Orlando, 2/2/2010). Mi pare
evidente che se un progetto debba conseguire tali obiettivi, non si tratta
certamente di quello della Sogesid.
E
qui, sfatati finalmente i luoghi comuni, dobbiamo riflettere sul perché ci si
ritrovi oggi – dopo 13 anni di emergenza
– con:
1)
un impianto di pretrattamento sotto sequestro giudiziario;
2)
un progetto che non prevede la realizzazione di reti fognarie nelle frazioni di Pianoconte, Quattropani, Lami, Serra,
Pirrera, Acquacalda, dove sono peraltro sorte nuove infrastrutture turistiche;
3)
nonostante il decreto di nomina commissariale del 2002 citasse come priorità di
provvedere al rifornimento idrico delle frazioni di Lipari, la Sogesid prevede
la spesa di 1000000 di euro – cifra risibile in confronto alle dotazioni
finanziarie complessive;
4)
nessun intervento risolutivo per il rifornimento idrico di Stromboli, Panarea,
Filicudi e Alicudi;
5)
un costo dell’acqua nel comune di Lipari destinato a rimanere tra i più cari
d’Europa: 4,80 euro a metro cubo per l’acqua desalinizzata, con possibilità di
aumenti in futuro; intere contrade con reti idriche già esistenti continuano a
pagare l’approvvigionamento a mezzo autobotte fino a 8 euro a metro cubo;
6)
un progetto che non risolve la dipendenza dall’approvvigionamento idrico a
mezzo navi: continuiamo a dipendere da un contratto (procedura negoziata ai
sensi dell’art. 57 del DL 163/06, senza regolari gare d’appalto che tengano
conto di elementari criteri di economicità) tra Ministero Difesa e società
Marnavi, per un importo di 26 milioni di euro per 2 milioni di metri cubi
d’acqua: 13 euro al metro cubo, un costo certamente sostenibile a lungo termine
per un Paese in piena spending review;
7)
non è superfluo infine ricordare che il progetto Lotti prevedeva la
realizzazione di un “ciclo dell’acqua”, con il recupero di risorse idriche
destinate all’agricoltura, alla pulizia urbana ecc., un valore aggiunto in
termini di sostenibilità dell’intervento.
Che senso hanno avuto 13
anni di emergenza idrica, a fronte di tutto ciò?
Ma
non c’è solo il progetto Lotti: ricordo che nel 2007 era stata avanzata una
proposta alle autorità locali e regionali dalla Aqua Blue di Bubesheim per l’installazione di moduli di
dissalazione di nuova generazione – non ingombranti come quelli attuali né
inquinanti – che avrebbero prodotto acqua a un costo oscillante tra 1,05 e 1,21
euro, ben poca cosa rispetto ai 5 che dovremo pagare per la desalinizzata
secondo progetto Sogesid.
Dal
sito www.sogesid.it, “promuovendo un
approccio integrato alle tematiche dello sviluppo che aiuti le autorità
territoriali ad essere protagoniste della propria crescita … riteniamo si possa
diffondere un’immagine riqualificata e qualificante del territorio, capace di
attrarre investimenti e ricchezze”. Certo, bisognerebbe comprendere in quale
modo le nostre autorità territoriali possano essere state “protagoniste della
propria crescita”, dato che lo stratagemma dell’emergenza le ha esautorate da
qualsiasi processo decisionale. Sulla “capacità di attrarre investimenti e
ricchezze”, invece, potremmo riflettere a lungo. Un articolo di Francesca
Sironi pubblicato sull’Espresso del 4/7/2013, dal titolo eloquente “milionitanti, bonifiche zero”, offre un interessante spaccato delle attività della
Sogesid, dai progetti insostenibili e balzani (tipo il recinto sotterraneo
dell’area industriale di Mantova da 110 milioni/anno di manutenzione) al
vorticoso giro di appalti e consulenze milionarie che gravita attorno alla
società. Quando l’articolo parla di “progetti faraonici che difficilmente
vedranno la luce”, getta un oscuro presagio sulla vicenda del depuratore di
Lipari.
Non
è un mistero che il personaggio-chiave, l’avv.
Pelaggi, come risulta dalle notizie lette sui giornali, sembrerebbe essere
il protagonista di inquietanti vicende (caso SISTRI: tracciabilità dei rifiuti
e affidamento a società Selex; la discarica di Pioltello; l’ILVA di Taranto);
1)
conflitti di interesse: membro CdA
della multiutility ACEA e contemporaneamente capo della segreteria tecnica del
Minambiente che doveva finanziarne gli interventi; oppure commissario
all’emergenza idrica delle Eolie e contemporaneamente membro del CdA della
Sogesid;
2)
sopralluoghi pilotati: nelle
intercettazioni dell’inchiesta su ILVA di Taranto, Pelaggi sarebbe citato dal
legale dell’azienda Perli in merito alle modalità di svolgimento dei
sopralluoghi della commissione tecnica che deve valutare le emissioni della
fabbrica; Perli, al quale Pelaggi avrebbe passato informazioni sottobanco, afferma
che non esistono problemi e che “la visita allo stabilimento va un po’
pilotata”;
3)
indagini per corruzione: indagato
dalla Procura di Milano per una tangente da 700 mila euro per lo smaltimento di
rifiuti tossici della discarica di Pioltello; secondo l’ordinanza del tribunale
di Milano, due dirigenti della società incaricata dello smaltimento nel corso
di una telefonata intercettata il 15/3/2011 parlano della cifra e dicono “poi
settecento sai dove vanno” “lo so, lo so” “c’è andata bene anche stavolta”
“questo commissario è fantastico”.
Si
è detto e scritto di tutto: uomo dei
poteri forti (Carlo Ruta in “L’isola possibile” suppl. Manifesto marzo
2009), sodale dell’ambiente familiare dell’ex ministro Prestigiacomo
(Giuliano Foschini ed Emanuele Lauria in un’inchiesta pubblicata su www.patrimoniosos.it).
Sulla sinergia con la Prestigiacomo esistono pochi dubbi: l’emergenza idrica
Eolie (DL 1 del 14/1/2013) è stata infatti prorogata su proposta in commissione
di un parlamentare siracusano del PDL.
Quale
dovrebbe essere l’atteggiamento del
consiglio comunale e dell’amministrazione di Lipari di fronte ai poteri
forti che, sotto il nome della Sogesid e di Pelaggi, si muovono nello scenario
di un appalto da 40 milioni di euro, ma soprattutto attorno a una vicenda di
cruciale importanza – quale è per noi la corretta localizzazione e la concreta
realizzazione di un depuratore?
1)
IMMEDIATA INTERLOCUZIONE con i massimi livelli governativi: di fronte al
rischio di conflitti sociali e di ripercussioni negative su una fragile
economia turistica, noi dobbiamo ottenere l’immediata revoca dell’emergenza, la ridiscussione
delle modalità di espletamento del
procedimento che va riavviato attraverso vie ordinarie. Non è realistico?
Non lo era nemmeno nel 2002, quando con la complicità dell’authority per la
vigilanza sui contratti pubblici è stata contestata la convenzione tra il
Comune e la Lotti: eppure è stato possibile. Del resto, il consiglio ha già
espresso in passato la sua posizione nettamente contraria alla localizzazione a
Canneto Dentro, dando mandato all’amministrazione perché attivasse un ricorso
giudiziario.
A
questo proposito, un ricorso del Comune è stato depositato al TAR del Lazio il
17/11/2011 (tra le motivazioni: mancata comunicazione degli elaborati
progettuali da parte del commissario prima della conferenza servizi 22/9/2010 –
eccesso di potere del commissario nel recepimento dei pareri dei soggetti
interessati e nel mancato riferimento agli strumenti urbanistici – “illogicità
manifesta” nella scelta della localizzazione – omessa menzione dei pareri
negativi espressi da soggetti interessati, p.e. il consiglio). Risulta poi
presentata una domanda di prelievo (un sollecito) l’11/1/2012. Poi nient’altro:
non è stata fissata la data dell’udienza di merito, né nessuno sembra avere
sollecitato in tal senso il legale incaricato dall’ente, prof. Saitta. Perché?
Sul
piano squisitamente politico, invece, è evidente che oggi – a differenza del
periodo nel quale il Minambiente era retto dalla Prestigiacomo – le condizioni
siano propizie per ridiscutere l’intera questione. Certamente, un ministro
della Repubblica conosce bene i luoghi sui quali grava lo scempio, ed è in
grado anche di cogliere le istanze di una piccola amministrazione di provincia
e della comunità che questa rappresenta; e un altro ministro ha confermato la
decisione del suo predecessore Clini in merito alla chiusura della società in
house Sogesid. Ricordo ancora che il Governo ha accettato un OdG della Camera
Deputati (n. 9/5714/6, presentato dall’on. Naro) che “impegna il Governo a
valutare attentamente l’opportunità dell’attuale proroga dell’Emergenza Idrica
nelle Isole Eolie e comunque a individuare iniziative volte a favorire il
rientro, entro un breve termine, nel regime ordinario delle attività favorendo
in tal modo la traslazione alla Regione Siciliana delle competenze correlate
alla realizzazione delle opere in argomento in concertazione con l’ente locale
di riferimento”.
2)
IL CONSIGLIO COMUNALE È L’ORGANO DEPUTATO ALLA PIANIFICAZIONE URBANISTICA. Ciò
significa assumerci le nostre responsabilità, ribadendo il fatto che
l’emergenza non preveda una deroga alla LR 25/86 (e se nessun progetto è stato
portato all’approvazione del Consiglio, ciò è un difetto del procedimento, non
certamente nostro!), e che la localizzazione sia stata decisa ignorando tanto le
previsioni dello strumento urbanistico quanto un precedente deliberato
consiliare (2/2011). Lo dobbiamo fare votando una nuova mozione che ne richiami
e ne ribadisca gli enunciati. È indispensabile, altrimenti saremo tutti
complici di quella “illogicità” che, nel ricorso depositato al TAR, abbiamo
attribuito a chi ha gestito l’emergenza.
può darsi che non siate
responsabili per la situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non fate
nulla per cambiarla – Martin Luther King
2)
Il Consiglio Comunale
a seguito
degli Ordini del Giorno approvati
all’unanimità dal Consiglio Comunale di Lipari nelle sedute del 12 dicembre
2010 (105/2010) e del 17 gennaio 2011 (2/2011), nei quali veniva contestata la
localizzazione del nuovo impianto di depurazione a Canneto Dentro e ribadita la
piena condivisione delle previsioni contenute nel P.R.G. del Comune di Lipari
come approvato dal Consiglio Comunale;
delle motivazioni addotte nel ricorso
depositato in data 17 novembre 2011 presso il TAR del Lazio dal Prof. Saitta
per conto del Comune di Lipari su mandato conferito dall’allora sindaco Mariano
Bruno, in particolare per quanto attiene la manifesta illogicità delle scelte
operate dall’ufficio commissariale per l’Emergenza Idrica in merito alla
localizzazione del nuovo impianto di depurazione a Canneto Dentro e di altri
impianti annessi;
dell’evidente dissenso popolare nei
confronti di tale localizzazione, già espresso attraverso una petizione
sottoscritta da centinaia di residenti nel Comune di Lipari e pervenuta al
Consiglio Comunale nel 2010, un contestuale ricorso al TAR depositato per conto
di numerosi concittadini, nonché di varie altre manifestazioni che rivelano in
modo inequivocabile l’esistenza di un disagio diffuso e la potenzialità
negativa di conseguenti conflitti a carattere sociale determinati dalla stessa;
dell’Ordine del Giorno n. 9/5714/6
approvato alla Camera dei Deputati che “impegna il Governo a valutare
attentamente l’opportunità dell’attuale proroga dell’Emergenza Idrica nelle
Isole Eolie e comunque a individuare iniziative volte a favorire il rientro,
entro un breve termine, nel regime ordinario delle attività favorendo in tal
modo la traslazione alla Regione Siciliana delle competenze correlate alla
realizzazione delle opere in argomento in concertazione con l’ente locale di
riferimento”;
rilevando
come il problema prioritario sia oggi
certamente rappresentato dalla localizzazione prevista per gli impianti ma, allo
stesso tempo, non debba essere ignorato che l’intero progetto presenti nel
complesso gravi lacune, atteso che a) esso non risolve né prospetta alcuna
soluzione al problema della mancanza di reti fognarie in frazioni del
territorio comunale soggette evidente espansione, quali Acquacalda o
Pianoconte, b) esso non risolve né prospetta alcuna soluzione al problema
dell’approvvigionamento idrico esaustivo sia per Lipari, sia per le altre isole
afferenti allo stesso Comune, c) i costi previsti per la produzione di acqua
desalinizzata secondo le previsioni progettuali della Sogesid e/o quelli del
trasporto della stessa mezzo nave sono destinati a rimanere esorbitanti e
palesemente insostenibili, anche alla luce della generale adozione del concetto
di spending review e dei relativi provvedimenti finanziari introdotti;
come nel corso di 13 anni di gestione
commissariale dell’Emergenza Idrica non sia stata mai presa in seria
considerazione l’ipotesi di intervenire per eliminare o attenuare i rischi di
inquinamento ambientale connessi al funzionamento dell’impianto di
pre-trattamento esistente nel Comune di Lipari e attualmente sottoposto a
sequestro da parte dell’autorità giudiziaria;
come la stessa gestione commissariale
dell’Emergenza Idrica abbia di fatto impedito l’espletamento delle necessarie
fasi di concertazione – previste dalla normativa vigente – per la definizione
di un progetto di cruciale importanza per il futuro e la qualità della vita di
una comunità, ignorando in tal senso sia le istanze e i deliberati del
Consiglio Comunale già richiamati, sia la richiesta di una fase di
approfondimento dell’istruttoria che consentisse ai soggetti interessati di potere
visionare adeguatamente le caratteristiche del progetto e analizzarne le
implicazioni, stante che tali atti sono stati trasmessi al Comune di Lipari
soltanto pochi giorni prima (25/11/2010) della conferenza di servizi tenuta il
6/12/2010 presso la Prefettura di Messina dove si è proceduto al conseguimento
dei pareri per l’approvazione del progetto definitivo; inoltre, la mancata
pubblicizzazione sull’Albo Pretorio del Comune di Lipari di tale conferenza di
servizi e dei relativi atti ha ostacolato la partecipazione dei cittadini e dei
rappresentanti di categoria e leso il loro diritto a conoscere gli sviluppi e
le scelte progettuali e procedurali;
come la scelta definitiva del sito
dove ubicare il nuovo impianto di depurazione di Lipari sia stata effettuata in
palese contrasto con quanto disposto dalla Legge n. 119 del 10/5/1975 e della
successiva deliberazione del Comitato ministeriale per la Tutela delle acque
dall’inquinamento del 4/2/1977 che, tra le varie prescrizioni tecniche,
introduce quella secondo cui “la scelta della località di installazione
dell’impianto di depurazione deve essere fatta con riferimento – ove esista –
allo strumento urbanistico vigente nel comune”;
come, alla luce delle indicazioni
sopra richiamate, sussistano forti perplessità sia sul livello di
approfondimento di una valutazione degli effetti delle emissioni odorose degli
impianti di depurazione, sia sulla contiguità tra le prese e gli scarichi a
mare pertinenti, rispettivamente, agli impianti di depurazione e di
dissalazione, sia infine sul livello di approfondimento di una valutazione delle
implicazioni socio-economiche e ambientali connesse alla localizzazione della
pompa di sollevamento e del collettore degli impianti che viene prevista nelle
immediate adiacenze di una delle spiagge più frequentate dell’isola di Lipari;
come possano essere addotte ragioni
di natura economica per giustificare scelte di localizzazione di impianti che
risultano in palese contrasto con le previsioni del P.R.G., frutto di adeguati
confronti con la cittadinanza, di valutazioni a più ampia scala che coinvolgono
l’intero assetto territoriale e socio-economico del Comune, e ratificate con
l’approvazione dello stesso strumento urbanistico, quando l’intero capitolo
dell’“Emergenza Idrica” ha goduto di congrue dotazioni finanziarie;
come possano essere addotte ragioni
relative a rischi di un dissesto idrogeologico nell’area individuata dal P.R.G.
quando è noto che sulle stesse – identificate come ad alta pericolosità (P4) e
ad alto rischio (R3) dal P.A.I. – è possibile intervenire previa verifica della
compatibilità geomorfologica dei singoli interventi o prevedendo opere per la
mitigazione del rischio, come stabiliscono le linee guida fornite dallo stesso
P.A.I.
come diversi aspetti della gestione
commissariale e dell’intero procedimento – dalla revoca della convenzione
sottoscritta tra il Comune di Lipari e l’ATI Studio Lotti che si era
aggiudicata la gara per il ciclo integrato dell’acqua, alla nomina di un membro
del CdA della Sogesid incaricata della nuova progettazione a Commissario
Delegato all’Emergenza Idrica, nella persona dell’avv. Pelaggi, alle lettere
inviate dallo stesso ai consiglieri comunali dove si paventavano “procedure di
infrazione” inesistenti a carico del Comune di Lipari, alle dichiarazioni
dell’ex-commissario e sindaco Bruno dove si paventavano non meglio esplicitate
“conseguenze a carico di chi ostacola il procedimento”, oltre a quelli già
richiamati – presentino lati oscuri e contraddittori;
come sia oggettivamente
incomprensibile e infondata la proroga dell’Emergenza Idrica ottenuta per
l’anno in corso con D.L. n. 1 del 14/1/2013, a fronte non soltanto della revoca
di quasi tutte le altre gestioni emergenziali, ma delle evidenti incongruenze
tra le finalità per le quali era stata istituita la stessa e gli obiettivi
conseguiti durante i dodici anni precedenti;
esprime
una forte preoccupazione per il
disagio diffuso determinatosi a seguito delle scelte progettuali che contrastano
con le originarie previsioni del P.R.G. e che rischiano di amplificare conflitti
sociali nell’ambito della nostra comunità, oltre che pregiudicare aree di
rilevante interesse turistico, apportando più danni che benefici alla qualità
della vita delle frazioni coinvolte;
un giudizio negativo nei confronti
del carattere “emergenziale” forzatamente conferito alla gestione del problema
delle risorse idriche e della depurazione, ritenendo che lo stesso avrebbe
dovuto essere invece trattato alla stregua di interventi ordinari nell’ottica
di un miglioramento della qualità della vita della cittadinanza, da valutare e adottare
sulla base di un confronto democratico e realmente partecipativo;
delibera
di ribadire le conclusioni contenute negli
Ordini del Giorno n. 105/2010 e 2/2011 votati all’unanimità dal Consiglio
Comunale, rispettivamente, in data 12 dicembre 2010 e 17 gennaio 2011;
di ritenere non idonea la
localizzazione e il progetto del nuovo impianto di depurazione di Lipari, alla
luce delle implicazioni di natura economica, sociale e ambientale che
interessano aree di cruciale importanza per l’economia turistica e per la
qualità della vita nel territorio comunale;
di ritenere idonea la localizzazione
di un nuovo impianto di depurazione di Lipari così come prevista dagli
strumenti urbanistici già approvati dal Consiglio Comunale;
di dare mandato all’Amministrazione
Comunale affinché ottenga dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri la revoca
urgente dell’“Emergenza Idrica” delle Eolie per quanto di competenza al Comune
di Lipari, così come disposto con l’Ordine del Giorno n. 9/5714/6 approvato
alla Camera dei Deputati, nonché l’immediato ripristino dei poteri riservati al
Consiglio Comunale in materia urbanistica e di gestione del territorio per ciò
che concerne le scelte di localizzazione relative al progetto definitivo “II Stralcio: Sezione B – Isola di Lipari:
Nuovo impianto di depurazione di Lipari e opere fognarie accessorie / Sezione C
– Isola di Vulcano: Nuovo impianto di depurazione – Rete fognaria del centro
urbano, Realizzazione di un impianto di produzione di acqua potabile a servizio
dell’Isola di Vulcano / Sezione D – Richiesta di pubblicazione sul sito web
della determina n. 12 del 5 dicembre 2011”.
propone
la convocazione di una nuova seduta
straordinaria del Consiglio Comunale da tenersi in pubblica sede nella frazione
di Canneto entro la fine del mese corrente (luglio) nella quale
l’Amministrazione possa aggiornare i consiglieri sull’esito delle proprie
istanze presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri e sulle eventuali
novità che riguardino l’Ordine del Giorno in discussione.
Un mio piccolo appunto per Voi.
Ieri durante il consiglio, abbiamo assistito, a una discussione tra due consiglieri:
Ieri durante il consiglio, abbiamo assistito, a una discussione tra due consiglieri:
Consigliere 1) Io non sono esperto, mi è stato riferito che,
potrebbe esserci il problema del troppopieno e i Liquami uscirebbero dalla
Vasca e si riverserebbero a “Unci”.
Consigliere 2) che si definisce Esperto, Impossibile perché
la Vasca è a tenuta Stagna.
Il Primo consigliere, anche se laureato ma non preparato, si
può comprenderlo, non essendo un esperto.
Il Secondo, poiché esperto, dovrebbe sapere che, la
citazione “Troppopieno” è il nome e si riferisce a una valvola di sfogo che
impedisce al liquido di superare un determinato livello in bacini, vasche,
serbatoi, facendo fuoriuscire il Liquame (nel nostro caso) in eccesso.
Senza suddetta valvola scoppierebbe.
Senza suddetta valvola scoppierebbe.
D.S. Terza media.
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Consigliere 3 (ingegnere) : che dichiara che l' impianto si trova a duecentro metri dagli abitativi ,(dal ricorso al tar Lazio risulta che anche la Sogesid afferma che l' abitativo piu' vicino e' a 95Mt lineari),
RispondiEliminache anche se non conosce il progetto si dichiara favorevole al sito di Canneto Dentro ecc.ecc.